Può esistere ancora oggi, nell’arte contemporanea del terzo millennio (quasi) tutta glamour, kitsch, comunicazione, pura forma, effetti visuali gratuiti, design e star system, un’espressività che sia basata su una reale sostanza contenutisca e che abbia a che fare con il destino dell’umanità, con il dolore e il dubbio, con l’analisi dell’esistente e con aspirazioni individuali che non siano solo connesse al successo fine a se stesso? La risposta è ovviamente: sì. Anche se appare sempre più complesso orientarsi in un sistema artistico-espositivo trasformatosi in un meccansimo comunicativo tutto apparenza e parecchio snob.
Ebbene, prendiamo il caso di Mircea Cantor e della sua ultima esposizione italiana, appena inaugurata al MACRO (Roma) intitolata Sic Transit Gloria Mundi. La mostra curata da Bartolomeo Pietromarchi e Stefano Chiodi è composta da tre diverse installazioni ed è la prima personale di Cantor in un museo italiano.
Una grande struttura lignea, che allude alla basilica di San Pietro, occupa un gigantesco ambiente. Ciò che colpisce è la delicatezza e la (contemporanea) solidità della costruzione, eseguita secondo metodi artigianali rumeni. Viene evocato chiaramente un luogo di culto, centro della spiritualità cattolica, ma non lo si carica di potenza architettonica; anzi il cuore espressivo dell’opera consiste nel suo evidente e disarmante vuoto, negli spazi sottratti al pieno che amplificano il concetto di leggerezza, tali spazi consentono anche una libertà dello sguardo che indirizza il fruitore verso un’interpretazione della religiosità non caratterizzata da certezze inamovibili ma da un’interiorità umana non strutturabile.
A lato di questa grande opera, è stata posizionata una scultura di raro equilibrio formale e di impalbabile finezza. Si tratta dell’elaborazione della doppia elica del DNA realizzata attraverso delle spille da balia. Uno sguardo sulla sostanza più profonda della vita, quello di Mircea Cantor, che impone una riflessione sull’essenza e sulla fragilità dell’umanità.
Infine, il pezzo a nostro avviso centrale di Sic Transit Gloria Mundi. Si tratta di un video in alta definizione che si presenta come un oggetto audiovisivo basato su un’idea rigorosa, sia a livello linguistico che strettamente fotografico. Una giovane donna accende una lunga miccia che scorre inesorabilmente lungo le mani di mendicanti che sono inginocchiati uno vicino all’altro. Il montaggio, basato su un sapiente ritmo dei raccordi, segue la fiamma che corre lungo la miccia. Le inquadrature sono nitide, cristalline, e compongono un mosaico espressivo che si conclude con l’immagine finale della fiamma che si avvicina alla mano del personaggio femminile protagonista del video.
Vi lasciamo liberi di interpretare il senso di questo testo audiovisivo, poiché rispettiamo lo spirito, caratterizzato da apertura, vuoto e soavità compositiva, di questa complessa installazione di Mircea Cantor ma non possiamo nascondere la nostra impressione. L’artista rumeno, attraverso la metafora visuale che ci propone, ci invita a riflettere sul senso delle nostre esistenze (e delle nostre azioni) e a guardare dall’esterno (cioè con sano distacco) il vortice ossessivo e malato “del possesso e del successo” che caratterizza la nostra società ormai da moltri anni e che inquina pesantemente i nostri pensieri.
© CultFrame 03/2012
IMMAGINI
1, 2 Mircea Cantor. Sic Transit Gloria Mundi, 2012. Production still, 4mn 6s. HD movie. Courtesy the artist, Yvon Lambert, Paris and Dvir Gallery, Tel Aviv
INFORMAZIONI
Mircea Cantor. Sic Transit Gloria Mundi / A cura di Bartolomeo Pietromarchi e Stefano Chiodi
Dal 16 marzo al 6 maggio 2012
MACRO / via Nizza 138, Roma / info: 060608
Orario: martedì – domenica 11.00 – 19.00 e sabato 11.00 – 22.00
Biglietto: intero – non residenti 8,50€, residenti 7,50€ / ridotto: non residenti 6,50€, residenti 5,50€
LINK
Mircea Cantor – Il sito
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea Roma
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